DISLESSIA E DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO

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DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO

La dislessia riguarda in Italia circa il 4% della popolazione scolastica. Molto spesso però non è riconosciuta o la diagnosi avviene solo tardivamente. I bambini dislessici, perciò, vengono a lungo considerati dai loro genitori e a volte anche dagli insegnanti come svogliati, pigri, se non, addirittura, poco intelligenti. Negli ultimi anni, però, l’attenzione al problema è cresciuta notevolmente e forme di collaborazione fra scuola, professionisti e genitori si vanno sempre più affermando. In questo contesto si inserisce il contributo offerto da questa pubblicazione, frutto dell’impegno di un ristretto gruppo di insegnanti innamorati del loro lavoro che hanno “costretto” noi professionisti ad un confronto sugli aspetti più teorici e, soprattutto, sulle cose concrete da fare. Il risultato che qui presentiamo costituirà certamente un valido aiuto per tutti gli insegnanti che vorranno accostare il bambino con dislessia con curiosità e senza pregiudizi, convinti dell’importanza del loro lavoro anche quando l’apprendimento sembra un problema insuperabile.

Garantire il successo scolastico anche a questi bambini rappresenta una sfida alle nostre capacità professionali ed un traguardo reso ormai possibile dalle conoscenze a nostra disposizione ed il lavoro congiunto di insegnanti, medici e terapisti, ciascuno forte delle proprie competenze specifiche, ne costituisce lo strumento indispensabile.


Nonostante l’incremento di interesse e di attenzione che si è sviluppato in questi ultimi anni intorno al tema dislessia, sono convinto che non sene parla mai abbastanza. E questo per almeno due motivi. Il primo è che la dislessia è il disturbo che ha la maggiore prevalenza epidemiologica in età evolutiva. Ciò vuol dire che è il problema più diffuso e più frequente che il bambino può incontrare in età scolare e dunque non ci sono insegnanti, genitori o pediatri che possano ancora ignorarlo. Il secondo motivo è che la dislessia, e con essa anche gli altri D.S.A. che frequentemente vi sono associati, è un problema subdolo perché non ha un’identità propria. È una diversità senza diversità. Il comportamento del bambino con dislessia assomiglia infatti a quello del bambino svogliato, pigro, capriccioso, riluttante all’impegno e questa sua somiglianza fa sì che si scelgano sempre le spiegazioni più semplici e più a portata di mano. Anche perché, fuori dalla scuola questo bambino si comporta esattamente come gli altri: vivace, socievole, allegro. Il fatto che la dislessia non abbia una propria identità sociale fuori dalla scuola, invece che essere considerata la conferma della “specificità” del problema, viene utilizzata come rafforzativo della spiegazione semplicistica dell’ evitamento dell’impegno (il bambino quando è ora di leggere e di scrivere mostra la sua pigrizia, si rifiuta, ecc.). Al contrario di quello che accade in tutti gli altri casi in cui un bambino soffre di una disabilità, nessuno è in grado di sospettare la presenza della dislessia vedendolo giocare con un gruppo di coetanei fuori dalla scuola. Non ci sono marcatori biologici, né comportamentali o sociali che identifichino la dislessia fuori dalla scuola. Solo in classe, di fronte al compito scritto, il bambino mostra tutte le sue difficoltà e questa tipicità, invece che essere considerata un campanello di allarme, un indicatore che accende un’ipotesi, viene valutata come una conferma del disimpegno e viene rinfacciata ripetutamente “.. quando è ora di giocare sei sempre pronto, mentre adesso che devi leggere…”Dunque c’è ancora molto bisogno di porsi delle domande e di cercare delle risposte meno approssimative, meno facili e meno scontate. C’è bisogno di formazione, di cambiare atteggiamento culturale sul problema delle difficoltà di apprendimento della letto-scrittura, per scrostare lo scetticismo degli insegnanti. Per esempio, bisogna distinguere con chiarezza la dislessia e gli altri D.S.A. dalle difficoltà di apprendimento scolastico. I primi sono disturbi che ostacolano l’acquisizione di abilità strumentali che la stragrande maggioranza degli alunni conquista senza sforzo, mentre le difficoltà scolastiche riguardano le difficoltà e le fatiche di imparare, difficoltà e fatiche che tutti abbiamo sperimentato e che Fanno parte dei processi di apprendimento. Mentre nessuno di noi ricordale fatiche per imparare a leggere ad alta voce e a scrivere (tranne i dislessici), tutti abbiamo memoria di sforzi e ostacoli incontrati per imparare la differenza tra area, perimetro o volume, ecc.

Per capire cosa sono i D.S.A. bisogna prima di tutto distinguerli da queste fatiche, evitare di fare di tutta l’erba un fascio. Questo opuscolo ha quindi il pregio di aiutare insegnanti e genitori a farsi delle domande, per le quali fornisce comunque risposte. Gli autori lo fanno in modo accessibile, senza discorsi cervellotici, cercando di mettersi dalla parte di chi fa le domande, ma al tempo stesso senza  tradire il rigore e la fedeltà ai dati della ricerca scientifica.

L’altro aspetto importante di questo lavoro è la sua praticità e la concretezza. Oltre alle risposte alle domande vengono indicate anche i modi ei luoghi in cui si possono cercare le soluzioni, viene presentato un percorso concreto e un’esperienza in cui, partendo dalla non-conoscenza del problema, si sono trovati gli interlocutori e sono stati avviati processi di formazione e cambiate le pratiche didattiche ed educative. Naturalmente, prerequisito di ogni cambiamento sono le intenzioni, la volontà e la disponibilità a cambiare,ma queste sono certamente presenti in chi leggerà queste pagine.

Prof.Giacomo Stella

Presidente del Comitato NazionaleTecnici dell’Associazione ItalianaDislessia

(AID) Professore ordinario di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Scienze

della Formazione dell’Università diModena e Reggio Emilia


I disturbi specifici di apprendimento secondo gli esperti

Si parla di Disturbo Specifico di Apprendimento (D.S.A.) quando un bambino mostra delle difficoltà isolate e circoscritte nella lettura, nella scrittura e nel calcolo, in una situazione in cui lo sviluppo intellettivo è nella norma e non sono presenti deficit sensoriali. In primo luogo è necessario fare un’importante distinzione tra disturbi specifici dell’apprendimento e disturbi generici. I disturbi specifici di apprendimento si manifestano in bambini con adeguate capacità cognitive, uditive, visive e compaiono con l’inizio dell’insegnamento scolastico. Per stabilire la presenza di D.S.A. si utilizza generalmente il criterio della “discrepanza”: esso consiste in uno scarto significativo tra le abilità intellettive (Quoziente Intellettivo nella norma) e le abilità nella scrittura, lettura e calcolo.

È possibile distinguere i D.S.A. in:

Dislessia :difficoltà specifica nella lettura. In genere il bambino ha difficoltà a riconoscere e comprendere i segni associati alla parola.

Disgrafia: difficoltà a livello grafo-esecutivo. Il disturbo della scrittura riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici con tracciato incerto, irregolare. È una difficoltà che investe la scrittura ma non il contenuto.

Disortografia: difficoltà ortografiche. La difficoltà riguarda l’ortografia. In genere si riscontrano difficoltà a scrivere le parole usando tutti i segni alfabetici e a collocarli al posto giusto e/o a rispettare le regole ortografiche (accenti, apostrofi, forme verbali etc.).

Discalculia: difficoltà nelle abilità di calcolo o della scrittura e lettura del numero. La Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia possono manifestarsi tutte insieme nel bambino (ed è il caso più frequente) oppure comparire isolatamente.


I bambini con D.S.A. possono:

Generalmente hanno problemi di memoria a breve termine. La lettura può apparire molto lenta o molto scorretta. La comprensione del testo letto è spesso ridotta.

A volte, soprattutto nel caso dei bambini più grandi, è difficile accorgersi dei problemi di velocità e correttezza nella lettura. Per questo è importante, ogni volta che si ha un sospetto, inviare il bambino a valutazione da un esperto per effettuare una diagnosi.


Area linguistico-letteraria:

I bambini con D.S.A. non leggono in modo fluente, sono lenti a scrivere, in modo particolare quando devono copiare dalla lavagna, commettono errori, saltano parole e righe, non utilizzano armoniosamente lo spazio del foglio; molti scrivono con caratteri troppo grandi e/o troppo piccoli e preferiscono scrivere in stampato maiuscolo. I bambini dislessici o disortografici possono:

Tutti i bambini con D.S.A. hanno difficoltà nell’apprendere le lingue straniere, in particolare, la loro scrittura. Particolari problemi vengono evidenziati nell’apprendimento della lingua inglese a causa delle differenze tra la scrittura e la pronuncia delle lettere.


Area logico-matematica

Molti bambini con D.S.A. non riescono:

  1. ad imparare le tabelline, a farei calcoli in automatico, ad eseguire numerazioni regressive e le procedure delle operazioni aritmetiche.
  2. decodificare i problemi scritti in simboli matematici,
  3. riconoscere  o leggere simboli numerici o segni aritmetici e raggruppare oggetti in gruppi

Nel disturbo del calcolo possono essere compromesse diverse capacità incluse quelle:

Nei bambini discalculici si osservano difficoltà nel leggere e scrivere e ricordare numeri complessi (come quelli che contengono lo zero) o lunghi come quelli composti da molte cifre). Il 60% dei bambini dislessici è anche discalculico.


Difficoltà di lettura

La capacità di lettura viene misurata attraverso test standardizzati somministrati individualmente sulla correttezza, velocità e comprensione della lettura. Se il bambino si pone al di sotto di quanto previsto in base all’età cronologica, alla sua intelligenza e possiede un’istruzione adeguata, si può parlare di dislessia evolutiva. La diagnosi di D.S.A. è posta da un neuropsichiatra o da uno psicologo. Per poter diagnosticare un D.S.A. bisogna attendere generalmente il termine della seconda classe elementare.

Nel caso in cui si ha un sospetto di difficoltà, è opportuno, comunque, valutare il bambino precocemente, per individuare gli indici di rischio ed iniziare anche in età prescolare una terapia mirata.


Perché spiegare alla classe cosa sono i D.S.A.

Usare delle strategie mirate:


Come si devono comportare gli insegnanti con il resto della classe quando questa lamenta un trattamento di favore nei confronti dei compagni con D.S.A

Spiegare alla classe cosa sono i D.S.A. parlandone in modo scientifico e facendo esempi (che non riguardino i presenti). Far capire che questi alunni hanno bisogno di strumenti compensativi per seguire meglio la programmazione della classe (come un miope ha bisogno degli occhiali). Cercare di evitare inutili polemiche e discriminazioni spesso frequenti nel gruppo classe.


Cosa possono fare gli insegnanti per non rallentare lo svolgimento del regolare programma ministeriale e quindi non penalizzare il resto della classe

I bambini con D.S.A. non rallentano il programma; non chiedono generalmente all’insegnante ulteriori spiegazioni bloccando l’intera classe. A volte può essere utile dare un compito su di un argomento per loro interessante, anche se al di fuori della materia, poiché comunque ci saranno lezioni di recupero nelle varie materie.

Il recupero potrebbe essere organizzato in vari modi:




Come possiamo organizzare le verifiche scritte e orali per i bambini con D.S.A.

Prove scritte:

Matematica: dare più tempo nelle verifiche scritte o diminuire il numero di esercizi; far usare la calcolatrice; fornire formulari con assortimenti di figure geometriche, formule e procedure o algoritmi.

Inglese: per le verifiche scritte somministrare esercizi di completamento o a risposte multiple.CUM DISLESSIA

Italiano: per il compito di italiano far utilizzare, ove è possibile, il computer con il correttore automatico, nelle prove di grammatica fare consultare schede specifiche. Per tutte le altre materie, qualora si facciano delle verifiche scritte, dare più tempo oppure un minor numero di domande e permettere l’uso del computer.

Prove orali:

Programmare le interrogazioni specificando gli argomenti che saranno chiesti e ridurre il numero delle pagine Avvisare 10 minuti prima di interrogare, per dare il tempo di prepararsi psicologicamente e di ripassare. Durante l’interrogazione fare utilizzare sussidi cartacei quali:



Come può essere aiutato un bambino con D.S.A.

In presenza di un D.S.A., soprattutto se il bambino è nel primo ciclo di scuola elementare, si consiglia una terapia di linguaggio o una terapia neuropsicologica. È molto importante la precocità dell'intervento: quanto più esso è precoce, tanto più si può intervenire sulla difficoltà del bambino, cercando, sia di ridurla, sia di stimolare strategie cognitive per "aggirare l'ostacolo", prevenendone anche le pesanti conseguenze sul piano psicologico.

La terapia è utile, però, anche con i bambini più grandi: cambiano, naturalmente, gli obiettivi ed i metodi. Con essi, infatti, essendosi le funzioni neuropsicologiche stabilizzate ed essendo quindi meno modificabili, è più utile potenziare le strategie di compenso, le strategie metacognitive e rinforzare, per quanto possibile, gli automatismi. È altrettanto importante, però, che anche l'ambiente familiare e/o scolastico vada incontro alle difficoltà del bambino, aiutandolo nella ricerca delle strategie di compenso e nella costruzione di un'immagine di sé non fallimentare. È poi indispensabile un adattamento della didattica alle difficoltà di apprendimento del bambino, con l’adozione di strategie compensative o dispensative del compito. È essenziale, inoltre, un collegamento tra psicologo e medico, che fanno la diagnosi, e il terapista e gli insegnanti, in modo tale da costituire una rete intorno al bambino e adottare un approccio omogeneo.




Cosa fare con un ragazzo con D.S.A.

• incoraggiare il ragazzo e lodarlo

• condurre ogni sforzo per costruire la fiducia in sé

• trovare qualcosa in cui riesce bene

• assegnare meno compiti: ad es. fargli usare testi ridotti non per

contenuto ma per quantità di pagine

• valutare il contenuto del lavoro scritto, non l’ortografia

• valutare le risposte orali

• fornire più tempo per copiare alla lavagna

• lasciare lavorare il ragazzo con il testo aperto

• fargli capire che comprendete le sue difficoltà senza compatirlo

• se non ha una diagnosi, e si ha un sospetto, mettersi in

osservazione assieme ai colleghi. se le difficoltà continueranno

a presentarsi, chiedere un incontro con i genitori ed

eventualmente con la ASL

• fargli usare, dove necessario, gli strumenti compensativi (tabelle,

mappe concettuali, calcolatrice, registratore, personal computer

con correttore ortografico)

• dispensarlo dallo studio delle lingue straniere in forma scritta


Cosa non fare con un ragazzo con D.S.A.

• evitare di farlo leggere ad alta voce

(se vuole leggere non impedirglielo)

• non correggere “tutti” gli errori nei testi scritti

• non dare liste di parole da imparare a memoria

• evitare di fargli ricopiare il lavoro svolto

• non paragonarlo agli altri

• evitare di definirlo lento, pigro, svogliato o stupido