Logopedia Bambini

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Indice
Logopedia Bambini
.. LA FOIA E LA LANA!!
....PARLA IN MODO
IL TRATTAMENTO DELLA DISORTOGRAFIA
COS'E' LA DISORTOGRAFIA
GIOCO COME STRUMENTO RIABILITATIVO
PREREQUISITI DEL LINGUAGGIO
La Deglutizione Atipica
La Disprassia Verbale
deglutizione
Tutte le pagine


SERVIZIO DI LOGOPEDIA PER IL TRATTAMENTO DI DISTURBI LEGATI AL LINGUAGGIO , ALL'APPRENDIMENTO E ALLA QUALITA' VOCALE IN ETA' EVOLUTIVA  E ADULTA

Le patologie di competenza logopedica sono:

  • disturbi della voce da cause disfunzionali (ipercinesie, incoordinazioni fonorisonanziali o pneumofoniche) o organica (noduli, granulomi, lesioni intracordali congenite, disfonie spasmodiche, muta vocale, paralisi)
  • disturbi della pronuncia da cause organiche del tratto vocale (deglutizione atipica [deglutizione che oltre i 5 anni è caratterizzata da una sbagliata posizione della lingua; può causare danni ai denti], insufficienze velo-faringee, ipotonia muscolare, disprassie)
  • disturbi della fluenza (balbuzie)
  • disturbi delle funzioni corticali superiori con specifica attenzione alla codificazione ed alla decodificazione (afasie, agnosie, aprassie, disturbi dell'attenzione, disturbi della memoria)
  • disturbi da lesione sensoriale (sordità, impianti cocleari, protesi)
  • disturbi specifici di linguaggio (dislalie funzionali di varia origine, fonologici, disprassia articolatorie, dispercezioni uditive e visive, disturbi semantici, disturbi morfo-sintattici, pragmatici)
  • disturbi specifici degli apprendimenti (dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia)

IL PRIMO COLLOQUIO E' GRATUITO E L'OSSERVAZIONE PER LA DIAGNOSI DI EVENTUALI DISTURBI SI ARTICOLA IN 4 SEDUTE CON LA LOGOPEDISTA






Pietro è un bambino di 5 anni e 10 mesi, frequenta l’asilo e ha un modo curioso di parlare dice “foia” e “lana” per dire “foglia” e “rana” per questo, a volte non si capisce quando parla. I suoi genitori però lo comprendono e non hanno mai considerato questo un problema. Le cose però stanno cambiando, gli altri bambini non lo capiscono e hanno anche cominciato a prenderlo in giro imitando il suo modo di parlare. Pietro ha cominciato a fare i capricci e non vuole andare all’asilo perché gli altri lo “scherzano”; è diventato anche aggressivo.

I genitori di Pietro decidono quindi di sottoporlo a una valutazione logopedica per capire come aiutarlo nel correggere questi difetti di pronuncia, preoccupati anche di evitare che tali errori si ripresentassero nel linguaggio scritto una volta avvenuto l’ingresso nella scuola elementare.

Sono giunti presso il Centro Kaleidos per una valutazione del linguaggio, svoltasi nel corso di 4 sedute. Nel corso dell’osservazione è emersa una buona attenzione al messaggio verbale ed un forte interesse nei confronti delle attività proposte. La comprensione del linguaggio è apparsa adeguata all’età. Pietro ha mostrato  buone capacità di articolare i suoni e di produrre parole. Dice un numero  di parole e compone le frasi in modo adeguato per la sua età.

Pietro, però, non dice i suoni /s/ e /n/, quando questi sono inseriti all’interno di un gruppo consonantico (es. in parole come spazio - sgonfio - pantaloni) e il suono /s/ viene spesso articolato mettendo la lingua tra i denti se posto in un contesto intervocalico (casa - rosa, ecc).Infine i fonemi /gl/ e /r/ vengono sostituiti rispettivamente con /i/ e /l/, qualsiasi sia la loro posizione all’interno della parola (es. foia anziché foglia o lana anziché rana). Il principale obiettivo del trattamento è stato quello di fare in modo che Pietro apprendesse la corretta impostazione dei fonemi della lingua e il loro utilizzo nei diversi contesti di parola. Per far sì che questo avvenisse è stato necessario effettuare un lavoro che comprendesse l’utilizzo dello specchio per un allenamento articolatorio di tipo verbale ma anche di materiale figurato e giochi che portassero il bambino ad utilizzare il canale verbale così da migliorare la correttezza delle sue produzioni.La parte più difficile e importante del trattamento, in cui è sempre necessaria la forte collaborazione dei genitori, è stata quella di fare in modo che Pietro generalizzasse i suoi apprendimenti, ovvero che riportasse nella quotidianità ed al di fuori della seduta ciò che aveva imparato.

Dopo 3 mesi dall’inizio del trattamento, svolgendo sedute bisettimanali della durata di un’ora ciascuna, il bambino ha corretto gli errori di pronuncia dimostrando di avere un linguaggio adeguato alla sua età nella produzione spontanea.

I suoi rapporti con gli altri bambini sono molto migliorati oggi va a scuola volentieri e l’apprendimento della lettura e scrittura avviene con facilità, non commette errori nel trascrivere i suoni ed  è per lui diventato piacevole parlare e comunicare.



L'IMPORTANZA DELLA PRESA IN CARICO PRECOCE NEI RITARDI O DISTURBI DEL  LINGUAGGIO
Il disturbo di linguaggio è una patologia a livello funzionale che può essere evidenziata a partire dai 36-48 mesi, ma già dai 24 mesi ci sono degli indicatori che potrebbero portarci a pensare che il nostro bambino sviluppi in seguito un disturbo di linguaggio.
Questi indicatori sono:
• un repertorio ristretto di gesti articolatori che limita la capacità del bambino di produrre diversi tipi di consonanti (difficolta’ a muovere le labbra  in modo da produrre il suono M – P – B)
• l’immaturità delle strutture sillabiche, con prevalenza di strutture semplici consonante-vocale
• un vocabolario ridotto
• una difficoltà di chiarezza

E’ importante sottolineare come, non tutti i bambini che presentano delle particolarità linguistiche a 24 mesi , possono evolvere in bambini che  svilupperanno un disturbo di linguaggio; questo perché nel corso dello sviluppo e soprattutto in questa età così precoce, c’è molta variabilità individuale, cioè tra soggetto e soggetto.
Una presa in carico precoce, cioè a partire dai 30 mesi di età del bambino, ci consente  di monitorarlo nel suo sviluppo (tipico o atipico che sia)a cicli di tre mesi circa in modo da avere sempre e costantemente sott’occhio l’evoluzione delle sue abilità linguistiche ed eventualmente intervenire il più precocemente possibile.
Se il bambino ha un’età al di sotto dei 30 mesi è opportuno procedere con una presa in carico indiretta che preveda incontri periodici e ravvicinati con i genitori ai quali vengano dati indicazioni e suggerimenti al fine di stimolarlo nel modo più adeguato e finalizzato possibile.

I vantaggi di un intervento precoce sono:
. riduzione dei tempi del trattamento in quanto il bambino  è più recettivo alle stimolazioni e indicazioni che vengono proposte;
. riduzione del rischio che il disturbo di linguaggio evolva in età scolare in disturbo di apprendimento
. riduzione della frustrazione e dell’insuccesso da parte del bambino nello scambio comunicativo ( il bambino non viene compreso né in fase dichiarativa né richiestiva e il  processo di comunicazione si ferma )
La valutazione logopedia in questa fase preventiva  ha come obiettivo quello di stabilire se il difetto nel linguaggio sia di tipo evolutivo o altro e quindi se sia  necessario o meno iniziare un trattamento.


IL TRATTAMENTO DELLA DISORTOGRAFIA
L’intervento si svolge per mezzo di sedute individuali col bambino/ragazzo.
Solitamente, la riabilitazione delle competenze di scrittura si esegue contemporaneamente alle abilità di lettura, poiché le funzioni cognitive implicate sono complementari.
• RIABILITAZIONE A LIVELLO ELEMENTARE
1. RIABILITAZIONE DELLE COMPONENTI FONOLOGICHE E METAFONOLOGICHE
A seconda delle caratteristiche cliniche dell’alunno può essere opportuno riabilitare le  componenti fonologiche e metafonologiche.
Si insegna al bambino a ragionare sui suoni (fonemi).
Si eseguono esercizi di fusione fonemica:
Il riabilitatore pronuncia una sequenza di fonemi ed il bambino deve fonderli per ottenere la parola corrispondente,
es. O - R - O, il bambino deve indovinare che si tratta della parola ORO.
In seguito il numero dei fonemi aumenta gradualmente.
Si eseguono anche esercizi di segmentazione fonemica: il riabilitatore pronuncia una parola ed il bambino deve segmentare pronunciando la sequenza di fonemi che compongono quella parola.
Es. ORO, il bambino deve fare lo spelling O - R - O.
2. INSEGNARE LA MAPPATURA DEI SUONI DEL LINGUAGGIO
In altri casi il bambino deve apprendere la mappatura dei suoni, la transcodifica segno-suono, le corrispondenze grafema-fonema: in questi processi sono implicate anche le abilità visuo-spaziali.
Si costruisce un alfabetiere individualizzato, insieme con il bambino. 
Egli deve esercitarsi a riconoscere visivamente il grafema, attraverso il processamento di informazioni visuo-spaziali.
In seguito all’identificazione veloce del simbolo grafico, l’alunno deve associarlo al suono corrispondente.
3. L’APPRENDIMENTO DEI GRUPPI ORTOGRAFICI COMPLESSI
Nella lingua italiana esistono dei gruppi di sillabe la cui transcodifica risulta più complicata.
Essi sono:
CA CO CU CHI CHE CI CE
GA GO GU GHI GHE GI GE
SCI SCE
GN
GLI
Al fine di facilitare l’apprendimento di tali gruppi sillabici, il riabilitatore può creare insieme all’alunno un alfabetiere che evoca il suono corrispondente, e ne fissa la compitazione ortografica.
Poi è necessario consolidare il riconoscimento acustico del gruppo ortografico, quindi è opportuno eseguire esercizi che rafforzano l’associazione suono-gruppo grafemico, facendo identificare al bambino il gruppo ortografico all’interno di parole scritte.
Infine ci si esercita per giungere all’automatizzazione del riconoscimento ortografico e della produzione scritta.
• RIABILITAZIONE NEI BAMBINI PIU’ GRANDI
1. RIABILITAZIONE DELLE COMPETENZE ORTOGRAFICHE
Per esercitarsi a scrivere correttamente le parole contenenti le doppie, si è verificato che risultano utili attività di segmentazione sillabica.
Per non commettere errori con gli apostrofi, è opportuno insegnare le regole ortografiche (la ape) e ampliare il lessico ortografico (l’ascia-lascia);
Per inserire correttamente l’H del verbo avere, è necessario far sì che l’alunno acquisisca competenze grammaticali, attraverso esercitazioni con istruzioni-guida.
Al fine di scrivere correttamente parole contenenti accenti, si possono svolgere esercizi fonologici utili per la discriminazione del suono, ad esempio divàno o dìvano?
Infine, per insegnare a gestire ortografie complesse, o ambigue, o parole omofone ma non omografe, è necessario favorirne la ritenzione nel lessico ortografico, cioè la memorizzazione della rappresentazione ortografica, per mezzo di esercizi di ampliamento lessicale.
2. AMPLIAMENTO DEL LESSICO FONOLOGICO E DEL LESSICO ORTOGRAFICO
Ampliare il proprio vocabolario personale aiuta il riconoscimento veloce della parola. L’estensione quantitativa, ma anche qualitativa del patrimonio lessicale, migliora le abilità di:
• fluidità verbale
• correttezza e rapidità in letto-scrittura, nonché comprensione
• correttezza ortografica.
Esercitazioni che consentono di immagazzinare la rappresentazione ortografica di un numero sempre maggiore di parole rendono possibile la loro reperibilità immediata, ai fini di una lettura più scorrevole e/o di una riproduzione scritta più corretta.
3. STRUMENTI COMPENSATIVI
Se, malgrado un intervento riabilitativo mirato, il Disturbo Specifico dell’Apprendimento permane e per il bambino/ragazzo risulta pesante affrontare le discipline scolastiche, vale la pena adoperarsi affinché egli non perda la motivazione alle materie scolastiche, non perda la possibilità di accedere a nuove informazioni e apprendimenti. Infatti, anche un ragazzino con grave Disturbo Specifico dell’Apprendimento può apprendere: gli è però impossibile farlo attraverso la letto-scrittura e quindi è necessario offrirgli degli strumenti compensativi che gli consentano di apprendere (la storia, la geografia, le scienze), di accedere alle informazioni, di rendersi autonomo in ambito scolastico, di sentire che “può farcela” da solo.
Le nuove tecnologie informatiche mettono a disposizione dei programmi che permettono di vicariale e compensare le difficoltà dei bambini dislessici.
Esistono del software con sintesi vocale, che trasforma il testo digitale in audio simulando adeguatamente la lettura umana, e altro software che semplifica e supporta l’abilità di scrittura.   
Il ragazzo può apprendere autonomamente le materie di studio. Gli strumenti utilizzabili sono:
•  Libri digitali
•  Sintesi vocale
•  Predizione ortografica
•  Suggerimento lessicale
•  Controllo ortografico
•  Calcolatrice
•  Strategie di studio adattate


La disortografia  COS’E?

La disortografia è un insieme variegato di difficoltà nell’abilità di scrittura. Consiste nella difficoltà a convertire in simboli grafici (le lESEMPIOettere dell’alfabeto) i suoni del linguaggio verbale.
La disortografia è un disturbo specifico della scrittura che non rispetta le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto. Tale difficoltà non è attribuibile alla mancanza di esperienza o a deficit motori o sensoriali.
La disortografia è la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici; essa si presenta con errori sistematici che possono essere così distinti:
• Confusione tra fonemi simili: il soggetto confonde cioè i suoni alfabetici che si assomigliano, ad esempio F e V; T e D; B e P; L e R, ecc.
• Confusione tra grafemi simili: in questo caso il soggetto ha difficoltà a riconoscere i segni alfabetici che presentano somiglianza nella forma, ad esempio: b e p;
• Omissioni: è frequente che il soggetto tralasci alcune parti della parola, ad esempio la doppia consonante (palla- pala); la vocale intermedia (fuoco-foco); la consonante intermedia (cartolina-catolina).
• Inversioni: questo tipo di errore riguarda le inversioni nella sequenza dei suoni all’interno della parole, ad esempio: sefamoro anziché semaforo.
La disortografia può derivare da una difficoltà di linguaggio, da scarse capacità di percezione visiva e uditiva, da un'organizzazione spazio-temporale non ancora sufficientemente acquisita, da un processo lento nella simbolizzazione grafica.
Altri errori correlati sono l’acquisizione delle regole grammaticali (acquisizione della regola dell’H, acquisizione della regola dell’apostrofo)e il mantenimento di queste a scopi didattici.
Alla disortografia si affianca spesso la disgrafia che è un disturbo del  ritmo della scrittura, non sempre  dipendente da altri disturbi specifici dell’apprendimento. E’ importante sottolineare che la disgrafia non ha niente a che vedere con la calligrafia che è la modificazione personale del tratto scritto.



GIOCO COME STRUMENTO RIABILITATIVO

La partecipazione attiva del bambino alla terapia rieducativa è la situazione più efficace per raggiungere i risultati desiderati. Occorre avvalersi del gioco e far leva sui meccanismi che sono alla base del comportamento esplorativo e di curiosità. Fin dai primi anni  di vita del bambino il gioco viene usato come mezzo esplorativo. L’attività di gioco dei primi due anni, l’imitazione e il primo linguaggio, favoriscono la nascita del pensiero astratto e della rappresentazione mentale, a partire da un’ azione di routine, che favoriscono la consapevolezza del mondo circostante rispetto a se stesso. Il gioco, quindi, assume un ruolo sociale, molto importante che permette di condividere le stesse esperienze con gli altri.  Inoltre, il gioco libero e lo scambio relazionale che si instaura giocando, favorisce la creatività del bambino,  poiché lo rendono protagonista attivo del gioco stesso. Il gioco è quindi l’attività più plastica e più congeniale all’individuo negli anni di crescita, in cui tutti i suoi apprendimenti sono legati alla capacità di imparare inventando, cioè riapplicando in modo originale ciò che ha appreso: movimento, attività mentali, linguaggio. L’intervento riabilitativo con i bambini con problemi di linguaggio, si avvale molto spesso del gioco, con cui il logopedista cerca di catturare e stimolare la loro attenzione, coinvolgendoli in attività che danno loro il piacere di esplorare e scoprire da soli. Il gioco con il bambino piccolo impegna principalmente tutto il suo corpo e utilizza tanti oggetti, proposti liberamente alla sua esplorazione e manipolazione, in cui il logopedista si inserisce fermando la sua attenzione, dirigendola, sottolineando con i suoni, parole, gesti e immagini i vari aspetti, caratteristiche e uso dell’oggetto.  Le attività proposte sono realizzate con immagini e parole che fanno soprattutto leva sul piacere di scoprire, di conoscere, di essere competente;  contemporaneamente, sono finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo riabilitativo che il logopedista si è proposto.


PREREQUISITI DEL LINGUAGGIO

QUANDO E’ NECESSARIO FARE ATTENZIONE

Il linguaggio è una funzione cognitiva fortemente complessa che c aratterizza la specie umana e che può essere considerata come il risulta

to dell’interazione tra fattori biologici ed esperienza.

Nonostante questo il bambino riesce ad acquisire questa competenza in un periodo di tempo abbastanza breve, anche se i ritmi di apprendimento non sono sempre gli stessi da un caso all’altro. Prima però che il bambino cominci a produrre parole comprensi

bili, deve percorrere delle tappe importanti per il successivo sviluppo di un linguaggio corretto. Quando questi traguardi non vengono raggiunti possono insorgere problematiche più o meno gravi che, in età più avanzate, potrebbero portare il bambino ad avere bisogno dell’aiuto della logopedista o di altre figure professionali. Il genitore quindi, vedendo il suo bambino crescere, dovrebbe fare attenzione nei casi in cui fossero presenti due o più delle seguenti caratteristiche:


• Assenza di lallazione tra i 5-7 mesi e i 9-10 mesi (per lallazione si intende la ripetizione di una stessa sillaba es. la-la, pa-pa, ma-ma);
• Assenza di gesti a 12-14 mesi;
• Assenza di azioni con oggetti a circa 12 mesi (es. prendere in mano oggetti per esplorarli e conoscerli);
• Assenza o scarsa presenza di gioco simbolico (es. gioco del far finta) a 24-30 mesi;
• Vocabolario ridotto: meno di 20 parole prodotte a 18 mesi, meno di 50 parole prodotte a 24 mesi;
• Ridotta comprensione di ordini o di comunicazioni non strettamente legate al contesto a 24-30 mesi (il bambino ha difficoltà a comprendere quando l’adulto parla di qualcosa non legato alla situazione che si sta svolgendo es. chiedere al bambino di prendere l’acqua in cucina mentre gioca nella sua camera);
• Persistere di un linguaggio non comprensibile dopo i 30-36 mesi.

Il genitore, di fronte a queste anomalie non deve aspettarsi che la situazione si ristabilisca spontaneamente. Il superamento di tali anomalie raramente avviene naturalmente; più spesso si istaurano difficoltà di linguaggio conclamate. In questi casi è’ importante, quindi, effettuare una valutazione di tipo logopedico, a seguito della quale la terapista e la famiglia decideranno se è il caso di intervenire o meno, se farlo direttamente o indirettamente e quale tipo di percorso intraprendere.


LA DEGLUTIZIONE ATIPICA

La deglutizione atipica è caratterizzata dal permanere, oltre il limite fisiologico di età, di una deglutizione tipica dell’età infantile.  In questi casi la lingua, in fase di riposo assume una postura bassa, quindi errata, e, durante l’atto deglutitorio, essa spinge contro i denti o si interpone tra le due arcate entrando in contatto con il labbro inferiore, anziché, come normalmente avviene, appiattire la sua parte centrale contro la volta del palato. Contemporaneamente si registra una scarsa attività dei muscoli masticatori ed un’alterata tonicità della muscolatura facciale, in particolare del muscolo orbicolare delle labbra il quale può presentarsi eccessivamente contratto (ipertonico) o con una forza muscolare ridotta (ipotonico).

La deglutizione atipica può essere provocata da diversi fattori, tra questi, più frequentemente, si ritrovano:

Patologie tipiche dell’infanzia:

  • Tonsille ipertrofiche
  • Adenoidi

Impedimenti meccanici all’interno del cavo orale

  • Frenulo linguale corto

Abitudini viziate

  • Succhiamento del dito
  • Succhiamento di labbra, lingua e guance
  • Uso prolungato del ciuccio


CONSEGUENZE

Oltre a provocare danni più o meno gravi a carico dei denti (malocclusioni) la deglutizione atipica può causare anche altri tipi di deficit:

  • Uditivi
  • Visivi
  • Posturali
  • Linguistici
  • Medici generali


COSA FARE
: IL TRATTAMENTO LOGOPEDICO

In questi casi la terapia da mettere in atto risulta di competenza logopedica ed è rappresentata dal 'trattamento miofunzionale' che consiste in una serie di esercizi spiegati dalla logopedista all’interno della seduta e ripetuti a casa più volte al giorno.  Tali esercizi hanno lo scopo di ristabilire un corretto equilibrio muscolare, eliminare le posture errate e, infine, insegnare al soggetto il corretto movimento deglutitorio. Raggiungere questi obiettivi è possibile tramite un numero limitato di sedute (in media 10), ma è fondamentale la presenza di una efficace collaborazione da parte del paziente e di una buona spinta motivazionale.


LA DEGLUTIZIONE ATIPICA

Ciascun individuo durante il giorno deglutisce la propria saliva, ovvero tramite l’azione di vari muscoli, libera la propria bocca dalle secrezioni e dagli alimenti che assume durante il pasto.

Questo meccanismo, quasi spontaneo, inizia già durante la gravidanza, (quando il feto intorno al terzo mese, inizia a deglutire il liquido amniotico ) e nel corso del tempo si modifica, in relazione a quello che è lo sviluppo neuromuscolare, ovvero in base all’evoluzione che le strutture muscolari coinvolte nell’atto subiscono e alle aree corticali che le regolano, rendendola un atto volontario . Ma non solo, vi sono infatti fattori esterni, quali possono essere certe abitudini che assumiamo nella vita quotidiana, che vanno a influenzare la deglutizione stessa.
Per capirci meglio faremo degli esempi, ma andiamo in ordine:
Chi entra in gioco quando si deglutisce ? 
Ciascun individuo durante il giorno deglutisce la propria saliva, ovvero tramite l’azione di vari muscoli, libera la propria bocca dalle secrezioni e dagli alimenti che assume durante il pasto.

Questo meccanismo, quasi spontaneo, inizia già durante la gravidanza, (quando il feto intorno al terzo mese, inizia a deglutire il liquido amniotico ) e nel corso del tempo si modifica, in relazione a quello che è lo sviluppo neuromuscolare, ovvero in base all’evoluzione che le strutture muscolari coinvolte nell’atto subiscono e alle aree corticali che le regolano, rendendola un atto volontario . Ma non solo, vi sono infatti fattori esterni, quali possono essere certe abitudini che assumiamo nella vita quotidiana, che vanno a influenzare la deglutizione stessa.
Per capirci meglio faremo degli esempi, ma andiamo in ordine:
Chi entra in gioco quando si deglutisce ?

Punta della lingua sullo spot palatino


Quando noi banalmente deglutiamo la saliva, affinchè si possa parlare di deglutizione corretta, non facciamo altro che posizionare la punta della lingua al livello del cosiddetto “spot palatino”, ossia nella zona posteriore agli incisivi superiori, situata anteriormente alle rughe palatine; il dorso della lingua aderisce al palato duro; I denti si chiudono e le labbra entrano in contatto tra loro . Tutto il resto rimane lì, immobile: nel nostro viso infatti non si vede alcuna contrazione o smorfia.





LA DISPRASSIA VERBALE

La disprassia verbale è una patologia caratterizzata da un disturbo nella programmazione dei movimenti volontari in assenza di deficit organici e neuromuscolari. La caratteristica cardine della patologia è la dissociazione automatico-volontaria, cioè la conservazione del movimento dal punto di vista automatico, ma non volontario degli stessi gruppi muscolari; in altre parole, il bambino con disprassia verbale riesce a produrre i movimenti fini della zona bucco-fonatoria in maniera automatica, ma non riesce a produrli in maniera spontanea, soprattutto se scollegati da un contesto. uesto tipo di patologia ha una ricaduta sulla produzione del linguaggio a livello dei singoli fonemi che, quindi, possono essere distorti; inoltre abbiamo delle problematiche a livello di coarticolazione tra le varie lettere che compongono una parola.

Il trattamento consigliato per questo tipo di patologia è di tipo logopedico e si articola su più livelli:

  • Il primo livello è relativo all’osservazione e alla valutazione delle competenze del distretto bucco-fonatorio del paziente; verrà valutata la capacità di compiere determinati movimenti spontaneamente, su imitazione e veicolati da oggetti che inducono il movimento (ad esempio la candela per soffiare ecc…)
  • Il secondo livello di intervento parte da un allenamento specifico sui movimenti del distretto orale su imitazione di un modello target corretto. Verranno presentati dei movimenti singoli e veicolati da oggetti; solo in un secondo momento saranno  sempre più staccati dal contesto in modo da generalizzarli. In questa fase è molto importante rendere consapevole il bambino degli errori che commette e portarlo all’auto correzione.
  • Il terzo livello di intervento è relativo al mantenimento dei risultati ottenuti dopo la fase centrale del trattamento. Inoltre in questa fase verranno sottoposti degli esercizi più complessi, Salva sequenze composte da 2 o 3 movimenti, in modo da aumentare il grado di difficoltà e da rendere più completo il trattamento stesso.


Parallelamente a questo training specifico per i movimenti del distretto bucco-fonatorio, verrà svolto un lavoro di correzione e perfezionamento sull’articolazione dei fonemi, in modo da migliorare la produzione orale. E’ importante sottolineare che, gli esercizi proposti e le attività per correggere questo tipo di disturbo, sono inserite in un contesto ludico e piacevole per il bambino, in modo da motivarlo ad una partecipazione attiva ed efficace per cercare di risolvere quanto prima il disturbo.


 

La Palestra

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Gli studi

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Sala Riunioni

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